Valentina, Meri e Alessandra, tutte presenti a vario titolo in azienda, gestiscono con Suavia una tipica e caratteristica realtà soavese, dove la garganega trionfa sui classici suoli vulcanici del comprensorio e in particolare del magnifico cru di Fittà, a ben 300 metri di quota, stupendamente esposto al sole e a benefiche escursioni termiche, complice l’ottima ventilazione.
Carbonare è un cru che non ha bisogno di presentazioni: si tratta di uno dei migliori vigneti della denominazione, anzi forse il migliore se si considera che, nonostante il complessivo cambiamento climatico in atto, grazie alla sua peculiare posizione riesce a conservare un clima relativamente fresco e, quindi, una maturazione delle uve costantemente ottimale perché lenta, regolare e graduale. Il nome di questo cru si riferisce al colore del terreno che lo caratterizza: “nero come il carbone”. Il suo suolo infatti è scuro e profondo a tessitura argillosa, per niente calcarea, fortemente vulcanico e costituito da rocce basaltiche compatte. La zona è ventilata e generalmente fresca, con escursioni termiche che esaltano la caratura aromatica delle uve.
In Carbonare si trovano alcuni dei vigneti più vecchi di tutta la zona classica, con un’età che raggiunge i 60 anni. Le pendenze sono considerevoli, tanto che è pienamente legittimo parlare, da queste parti, di viticoltura eroica. Suavia possiede circa 6 ettari di Carbonare, allevati a pergola veronese come da tradizione, e come suggerisce l’esigenza di proteggere il frutto dai raggi del sole. L’esposizione degli ettari di garganega posseduti dall’azienda in Carbonare è est-nord-est, lungo una cintura che si estende tra i 280 e i 300 metri sul livello del mare. Di tutti i cru del Soave, Carbonare è di quelli che maggiormente garantiscono alla garganega spalla acida, spina dorsale di mineralità e, di conseguenza, eccezionale longevità.
Monte Carbonare è l’etichetta più rappresentativa di Suavia, quella che ha scritto la storia e il successo della famiglia a suon di meritatissimi riconoscimenti, e a cui si deve, insieme a pochi altri Soave top, la codificazione della garganega al vertice delle uve italiane autoctone da vino bianco. Le sorelle Tessari parlano di Carbonare come di “un pezzo di terra nel bicchiere”, e non si può che dar loro ragione. Le radici delle viti di questo cru affondano dentro suoli neri tra i più vulcanici della regione, regalando calici di mineralità verticale e tagliente, da dosare nel tempo, attendendo pazientemente l’evoluzione in bottiglia di sentori più avanzati e sfaccettati, dalla pietra focaia all’idrocarburo, dalla grafite alla polvere da sparo.
A Carbonare, le uve si vendemmiano verso metà ottobre. I mosti, conferiti in cantina con pazienza e dedizione evitando accuratamente sbalzi termici eccessivi e principi di ossidazione, sostano in acciaio per circa due settimane. Svolta la fermentazione, il vino riposa in acciaio per 12/15 mesi a contatto con le fecce fini, poi altri cinque in bottiglia prima della commercializzazione. Si tratta quindi di un bianco da solo acciaio, che esprime complessità e longevità per le sole caratteristiche del territorio e dell’uva.
Un Carbonare giovane, dell’annata corrente, sfoggia un calice giallo paglierino con riflessi brillanti, a volte più dorati, a volte più verdolini. Il naso, fin dai primi anni dopo la vendemmia, si riconosce per la mineralità tutt’altro che immediata e scontata. È, quella di Carbonare, una mineralità vera, non un’etichetta sensoriale che va di moda. Il profilo olfattivo, che certamente lavora inizialmente su sentori floreali di biancospino, erbe di montagna, fieno, susina, agrumi, camomilla, evolve fin dalle prime rotazioni in qualcosa di molto più articolato. Su una trama fumé con tocchi sulfurei, Carbonare esprime note di pietra focaia, mallo di noce, con folate balsamiche e di incipiente idrocarburo.
Il sorso è incredibilmente completo e cesellato. A dominare, naturalmente, sono la freschezza e la sapidità, a tratti citrina la prima e iodata la seconda, ma Carbonare nasconde anche un ottimo patrimonio di cremosità e avvolgenza, che esplode con il tempo in una notevole consistenza gustativa. Elegante, asciutto, molto persistente, si slancia verso un finale sapido e ammandorlato. La sua generosa armonia tra durezze e morbidezze lo rende eccezionale a tutto pasto: tra le proposte condivise anche dall’azienda, si possono citare crostini con baccalà mantecato, insalata di polpo con verze e lenticchie, risotto con ortiche, tagliatelle con trota e asparagi, grigliata di pesce, formaggio Monte Veronese d'allevo Mezzano.