I magnifici quatto della gamma Fongaro sono gli spumanti metodo classico da durella in purezza. Quattro etichette dotate di una personalità unica, straordinaria e riconoscibile, che certificano pienamente l’orientamento dell’azienda verso l’interpretazione di una durella di classe, setosa e di buon corpo, pur senza cedere minimamente in acidità e verticalità sapida.
Tecnicamente, tutti i metodo classico in purezza di Fongaro possono fregiarsi della menzione “riserva”, in quanto non sostano sui lieviti meno di 60 mesi; tuttavia, solo per due di essi la cantina rivendica questa menzione in etichetta, cioè quelli che riposano sulle pupitre per non meno di 72 mesi. A queste etichette, che sono le riserve vere e proprie, Fongaro riserva le migliori uve della parte più elevata e storica del vigneto, dove sussistono ceppi che rasentano i cinquant’anni, essendo stati impiantati da Guerrino.
E se, in ogni caso, fermentazione e presa di spuma avvengono mediante lieviti indigeni, solo ai vini-base delle riserve viene assegnato un affinamento moderato e parziale in legno. Il resto, così come i vini-base dei vini non etichettati come riserva, sosta in acciaio e in vecchi tini di cemento. Le vendemmie, rigorosamente manuali, impegnano l’azienda verso inizio settembre, quando la durella è matura ma non ha ceduto nulla della sua proverbiale acidità. Al momento della vinificazione, lo stile Fongaro prevede una leggera macerazione del mosto sulle bucce e una lieve ossigenazione della massa, ciò che conferirà un corpo più ampio e complesso al prodotto finale.
Il pas dosé Etichetta Verde è un campione di tipicità. Durella in purezza, sosta sui propri lieviti non meno di 60 mesi, cioè cinque anni di paziente attesa in cantina, con circa un mese di certosino remuage manuale al termine del quale si procede con la sboccatura. Il vino-base aveva precedentemente subito una maturazione in cemento. Ne deriva, complice il dosaggio nullo, un calice paglierino comunque con tratti più intensi, anche se non pienamente dorati, segno della galoppante acidità dell’imminente sorso. Il perlage è continuo, vivace, persistente, elegante fin solo alla vista.
I profumi, tanto fini quanto complessi, non si fermano certo alla crosta di pane, che anzi è perfettamente amalgamata in un’armonia di sentori di fiori bianchi, agrumi, frutti canditi, erbe aromatiche, acacia, e sul finire dell’olfazione evolve in un interessante bouquet che unisce l’anice, il balsamico e il pan brioche. Il sorso è durella 100%: sferzante e verticale per acidità, lascia anche una persistenza molto ammandorlata e particolarmente secca per l’imponente sapidità dell’assaggio. Il “colpo” è reso più carezzevole dall’incredibile setosità della bollicina e dalla struttura comunque robusta del sorso.
L’Etichetta Verde è certamente un grandissimo vino per aperitivi di alto profilo, magari con una bella selezione di prosciutto Berico-Euganeo, ma eccelle anche in preparazioni più complesse: di grande impatto in abbinamento con dei tagliolini alla granseola, fettuccine con polpa di astice e pomodoro, e ovviamente con tutti i secondi, anche succulenti, a base di pesce, ma anche con carni bianche, leggere, pollame ben condito e, volendo, anche con alcuni tagli di carne alla griglia, estivi, ricchi di succo, magari accompagnati da ricchi contorni.