Trebbiano
VinoTrebbiano? Se avete già cominciato a storcere il naso, vi dovrete presto ricredere. E' vero: quando si dice "trebbiano" si pensa subito al bianco neutro, di quantità, allevato magari in vecchie pergole. Insomma un vino anonimo, senza longevità, buono per blend e poco più. Il vino che, per capirci, viene dall'ugni blanc in Francia o dall'airén in Spagna. Che non a caso, considerandoli un'unica famiglia, sono l'uva bianca più diffusa al mondo. E, ancor meno a caso, funzionano benissimo per fare i brandy, un po' meno per grandi vini.
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La Vigna Capriano d. Colle Trebbiano Torrazza 2016
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Orlandi Contucci Trebbiano d'Abruzzo Adrio 2020
Trebbiano
VinoTrebbiano? Se avete già cominciato a storcere il naso, vi dovrete presto ricredere. E' vero: quando si dice "trebbiano" si pensa subito al bianco neutro, di quantità, allevato magari in vecchie pergole. Insomma un vino anonimo, senza longevità, buono per blend e poco più. Il vino che, per capirci, viene dall'ugni blanc in Francia o dall'airén in Spagna. Che non a caso, considerandoli un'unica famiglia, sono l'uva bianca più diffusa al mondo. E, ancor meno a caso, funzionano benissimo per fare i brandy, un po' meno per grandi vini.
Ma. A tutto c'è un "ma". E qui il "ma" è che ci sono in giro per l'Italia uve che sì, si chiamano trebbiano. Ma solo per uno scherzo del destino. "Trebbiano", infatti, non è altro che un nome etimologico generico. Deriva da "ager trebulanum", cioè il "contado di Trebula", antica città sannita, quindi campana, dove ancora i patrizi romani avevano case fuori porta e da cui, secondo Plinio, arrivavano ottimi vini. "Trebbiano", quindi, vorrebbe dire genericamente "buon vino campano", tutto qui. E questo nome, in modo totalmente arbitrario, è stato via via assegnato a uve molto diverse tra loro. Che, secondo i locali, facevano buon vino. Campano o meno che fosse. Uve bianche, certo. Ma non tutte da appiccicare al paradigma anonimo e impersonale del meno entusiasmante dei trebbiani toscani. Se il nome di un'uva è il suo abito, ecco, mai come in questo caso... l'abito non fa il monaco!
Non si può, quindi, parlare di "trebbiano", ma piuttosto si deve ragionare di "trebbiani". Ed è una selva. Al punto tale che molti dei vini che amiamo di più e che consideriamo nel pantheon del buon gusto, ebbene... sono proprio trebbiani! Il trebbiano viene coltivato maggiormente nella zona della Romagna, ma non solo, sono infatti diverse le regioni italiane dove si coltiva; Trebbiano è il Lugana: la turbiana, uva con cui si realizza il più grande bianco lombardo, è appunto un "trebbiano di Lugana". Al Soave, straordinario bianco veneto da suoli vulcanici, concorre nient'altro che il trebbiano di Soave, compagno ideale della Garganega. Speziato e minerale, di straordinaria longevità, è in Umbria il trebbiano spoletino. E poi l'Abruzzo, dove il trebbiano locale è certamente uno dei bianchi più grandi d'Italia, di quelli che arrivano a farsi apprezzare anche al terzo decennio di vita, come il trebbiano Valentini. Si consiglia il Trebbiano di Emidio Pepe; per rapporto qualità prezzo è ottimo anche il Trebbiano d'Abruzzo di Cirelli. Dimentichiamo qualcuno? Certamente. Cos'hanno in comune? Solo il nome. E infatti il viaggio nel mondo dei trebbiani sarà straordinario. Perché, in fondo, è il viaggio che dà nuova luce ai grandi vini di cui siamo già innamorati.