Vino di Toscana
Introdotta dagli Etruschi e perfezionata dai Greci, la viticoltura in area toscana conosce un appannamento in età romana. La rinascita avviene nel Medioevo, nelle abbazie e nei castelli dei nobili. Nel Rinascimento i migliori vini toscani sono già noti sulle tavole illustri. Al 1716 risale il decreto del granduca Cosimo III de’ Medici che definisce i confini di quattro zone vinicole (Chianti, Pomino, Carmignano, Valdarno di Sopra), considerate le prime denominazioni della storia. Nell’Ottocento, mentre il Chianti si afferma sul mercato come vino rosso di pronta beva, nel 1888 Ferruccio Biondi Santi produce la prima annata di Brunello. La viticoltura toscana è oggi tra le più avanzate d’Italia, con consistenti investimenti sul mercato e sui sistemi di allevamento. Dai 60000 ha vitati la Toscana produce 2,8 milioni di hl di vino (2014) e costituisce circa il 25% dell’export italiano.
Castello di Monsanto Chianti Classico Riserva 2020
Frescobaldi Tenuta Castiglioni Toscana Rosso 2020
Colombaio di Santa Chiara L'Albereta 2018
Castello di Monsanto Chianti Classico 2021
La Braccesca Vino Nobile di Montepulciano 2021
Colombaio di Santa Chiara Selvabianca 2023
Toscana
Introdotta dagli Etruschi e perfezionata dai Greci, la viticoltura in area toscana conosce un appannamento in età romana. La rinascita avviene nel Medioevo, nelle abbazie e nei castelli dei nobili. Nel Rinascimento i migliori vini toscani sono già noti sulle tavole illustri. Al 1716 risale il decreto del granduca Cosimo III de’ Medici che definisce i confini di quattro zone vinicole (Chianti, Pomino, Carmignano, Valdarno di Sopra), considerate le prime denominazioni della storia. Nell’Ottocento, mentre il Chianti si afferma sul mercato come vino rosso di pronta beva, nel 1888 Ferruccio Biondi Santi produce la prima annata di Brunello. La viticoltura toscana è oggi tra le più avanzate d’Italia, con consistenti investimenti sul mercato e sui sistemi di allevamento. Dai 60000 ha vitati la Toscana produce 2,8 milioni di hl di vino (2014) e costituisce circa il 25% dell’export italiano.
Con un territorio collinare per oltre due terzi, la Toscana vanta esposizioni e ventilazioni ovunque ottimali. I terreni sono molto vari, dall’arenario-calcareo delle coste al marnoso-argilloso delle valli interne, con elementi vulcanici, arenari e tufacei a seconda delle zone. Lo stesso vale per il clima, temperato, ma variabile dal mediterraneo delle coste al continentale dell’Appennino, con picchi rigidi e maggior piovosità.
Nella regione Toscana, rossista per eccellenza, domina il Sangiovese, che gradisce terreni marnosi e calcarei e dà vini strutturati, tannici, freschi e di grande longevità. Lo si trova nelle DOCG Chianti e Chianti Classico, storico territorio fra Siena e Firenze, spesso insieme a Canaiolo e Colorino. E lo si trova nelle DOCG Vino Nobile di Montepulciano, dai terreni marnosi verso il confine con l’Umbria, e Brunello di Montalcino (in purezza), in Val d’Orcia. Con un affinamento minimo di 50 mesi di cui due anni in botte grande, è questo uno dei vini più potenti, eleganti e conosciuti al mondo. Interpretazioni più pronte del Sangiovese si trovano nelle DOCG Montecucco Sangiovese e Morellino di Scansano, nel Grossetano.
I vitigni francesi sono presenti da secoli a Carmignano, oggi una DOCG vicino a Prato, dove il Cabernet incontra il Sangiovese. In tempi più recenti queste uve sono state impiantate in molte zone per la produzione dei Supertuscan, vini spesso senza denominazione ma dagli elevatissimi livelli qualitativi. Li si trova nel Chianti e in Maremma, nelle piane costiere intorno alla DOC Bolgheri, nella cui zona spiccano vini-simbolo come Sassicaia e Masseto. Cabernet Sauvignon e Merlot sono valorizzati anche nelle recenti DOCG Val di Cornia Rosso e Suvereto, vicino a Piombino, mentre il Syrah eccelle in alcune zone dell’interno, come la DOC Cortona, dai terreni minerali.
Il più grande vino bianco toscano pregiato è la Vernaccia di San Gimignano, DOCG del Senese, storico vino di grande pienezza, mineralità e longevità. Nell’area costiera si producono il Vermentino e, dal Grossetano all’Argentario e sull’Isola d’Elba, l’Ansonica, vino fresco e profumato noto altrove come Inzolia. I vitigni bianchi più diffusi sono il Trebbiano e la Malvasia, un tempo inseriti nell’uvaggio del Chianti. Queste uve concorrono al Vin Santo, passito prodotto con affinamento fino a 12 anni in caratelli da circa 100 litri collocati in soffitte esposte alle stagioni. È un vino consistente, a volte viscoso e aromatico, ampio, persistente, ossidativo. Il Vin Santo viene prodotto anche da Sangiovese passito, assumendo la denominazione di Occhio di Pernice. Altri passiti sono l’Aleatico dell’Elba, rosso agile e profumato, e il Moscadello di Montalcino, un Moscato bianco prodotto nell’areale della DOCG.
Gli altissimi standard qualitativi richiesti dalle grandi DOCG ha del resto portato alla creazione di denominazioni cosiddette “di ricaduta”, che raccolgono vini più pronti e bevibili rispetto ai “fratelli maggiori” dello stesso territorio, subendo cernite meno rigorose e affinamenti ridotti, oppure includendo uve meno valorizzate: è il caso di DOC come Sant’Antimo, Rosso di Montalcino, Rosso di Montepulciano, San Gimignano e Barco Reale di Carmignano.