Vino di Roero DOCG
La regione a Nord del Tanaro e di Alba, collocata a specchio rispetto alle mitiche colline delle Langhe, ha faticato a trovare un'identità vitivinicola propria. Il Roero, per ragioni pedoclimatiche, è infatti terra di un nebbiolo più pronto, meno strutturato e meno vocato all'affinamento rispetto a quello langarolo, per quanto dotato di una gradevole morbidezza e di una suadente tannicità. L'istituzione di una denominazione dedicata a questa regione, inizialmente, ebbe lo scopo di spingere e valorizzare questo nebbiolo “diverso”, fido compagno di tavole semplici e soggetto ad affinamenti sulla carta anche superiori ai trenta mesi nella tipologia riserva: questo a dimostrazione che alcuni cru di questa zona, allevati con le giuste rese e con severe selezioni, non hanno niente da invidiare ai grandi rossi del circondario.
Ca' Rossa Roero Rosso Valmaggiore Audinaggio 2017
BIO
Roero DOCG
La regione a Nord del Tanaro e di Alba, collocata a specchio rispetto alle mitiche colline delle Langhe, ha faticato a trovare un'identità vitivinicola propria. Il Roero, per ragioni pedoclimatiche, è infatti terra di un nebbiolo più pronto, meno strutturato e meno vocato all'affinamento rispetto a quello langarolo, per quanto dotato di una gradevole morbidezza e di una suadente tannicità. L'istituzione di una denominazione dedicata a questa regione, inizialmente, ebbe lo scopo di spingere e valorizzare questo nebbiolo “diverso”, fido compagno di tavole semplici e soggetto ad affinamenti sulla carta anche superiori ai trenta mesi nella tipologia riserva: questo a dimostrazione che alcuni cru di questa zona, allevati con le giuste rese e con severe selezioni, non hanno niente da invidiare ai grandi rossi del circondario.
In realtà, la creazione della DOC Roero, ora DOCG, non ha fatto altro che portare alle luci della ribalta un grande vitigno bianco, l'arneis, tipico del comprensorio (ma se ne trova anche nelle Langhe) e capace di abbinare a una buona morbidezza e fragranza dei profumi una struttura agile e dinamica, fresca e pronta. E così, per quanto ormai molti Roero Rosso Riserva ricordino la complessità e la profondità di altrettanti rossi di Langa, il grande vino della regione è l'arneis. Un bianco piacevole, di sicuro successo, paglierino alla vista e intrigante al naso per le sue note di fiori bianchi, erbe aromatiche, mela e pesca.
Inizialmente l’arneis era considerato un vino di pronta beva, immediato e senza troppe pretese. Questa sua natura, che oggi si è rivelata una forza, racconta però solo di una parte delle sue potenzialità. Certamente l’arneis dà vini bianchi di schietta mineralità, con buon frutto, belli freschi e saporiti, con eleganti note vegetali e fragranti profumi erbacei. C’è sempre un’invitante aromaticità a far da contrappunto, e tutto ciò rende questo apprezzatissimo bianco piemontese un ottimo vino da aperitivo. Ma non è tutto. Cogliendo la giusta maturità dei grappoli in vigna e lavorando con più attenzione in cantina, è indubbiamente aumentata la qualità del vino, permettendogli di competere con i migliori bianchi italiani: è, questa, una nuova sensibilità che da circa vent’anni riguarda l’arneis, e che gli ha permesso di farsi pioniere della riscoperta dei vini bianchi piemontesi.
La particolarità che caratterizza il Roero è da ricercare nel terreno magro e ricco di sabbia tra alte colline e saliscendi, in cui la vite, allevato mediamente tra i 250 e i 350 metri sul livello del mare, trova un’ottima esposizione alla luce del sole. La zona classica dell’arneis, dove si sostiene che il vitigno sia nato e dov’è ancora identificato popolarmente come “nebbiolo bianco”, è quella di Canale e dei comuni limitrofi. È qui, su suoli argilloso-calcarei, che si trova il mitico vigneto Renesio, che secondo alcuni sarebbe all’origine del nome del vitigno arneis (anticamente attestato come “ornesio”) e dove la coltivazione di quest’uva è testimoniata sin dal Quattrocento: segno che questo bianco piemontese ha tutte le carte in regola per essere considerato un vino da grand cru.
Il nome Roero trae le sue origini dalla famiglia nobile astigiana dei conti Roero che, a partire dal tardo medioevo fino al Settecento, dominarono queste colline caratterizzate da castagneti, noccioleti e frutteti. Le celebri rocche del Roero sono i depositi di origine eolica e fluviale, con presenza di terre rosse argillo-sabbiose, che caratterizzano la sponda roerina del fiume Tanaro.
Il Roero presenta suoli differenziati, ma in generale ottimi sia per i bianchi sia per i rossi. Il suolo del Roero è in generale di tipo marnoso-arenario con prevalenza di arenarie, rocce sedimentarie di origine marina, e un buon tenore in calcare, argilla e sabbia, elemento quest’ultimo che rende il terreno sciolto e gli conferisce sofficità e grande permeabilità. Data la loro origine marina, i terreni vitati sono piuttosto poveri di sostanza organica, ma ricchi in sali minerali.
A questo si aggiunge il clima, che è relativamente secco e, soprattutto, ricco di notevoli escursioni termiche: ingredienti ideali per vini bianchi dotati di spiccata mineralità, eleganza aromatica e finezza salina. Vinificato e affinato solitamente in solo acciaio, a volte con una prolungata sosta sui lieviti o in bottiglia, l’arneis non disdegna affatto parziali evoluzioni in legno oppure un po’ di macerazione sulle bucce. Non mancano produttori che ne stanno pionieristicamente sperimentando versioni spumanti e passite.
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