Paese di destinazione:
Italia
Lingua
CARRELLO
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Vino di Dolcetto d'Alba DOC

Ingiustamente oscurato dal nebbiolo e dalla barbera, con cui condivide il meraviglioso territorio, il  dolcetto sta recuperando il posto che merita fra i grandi vitigni autoctoni del basso Piemonte. Da sempre presente sul territorio, regala vini di ottima freschezza e squisita morbidezza, pronti alla beva sin da giovani, dalle bellissime sfumature tra il violetto e il rubino, con un tannino setoso e delicatissimo. Il dolcetto non è quindi solo il vino per tutti i giorni. L'Italia lo sta infatti valorizzando in tutte le sue sfaccettature, che riportano nel calice una varietà territoriale non meno interessante del nebbiolo.

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Dolcetto d'Alba DOC

Ingiustamente oscurato dal nebbiolo e dalla barbera, con cui condivide il meraviglioso territorio, il  dolcetto sta recuperando il posto che merita fra i grandi vitigni autoctoni del basso Piemonte. Da sempre presente sul territorio, regala vini di ottima freschezza e squisita morbidezza, pronti alla beva sin da giovani, dalle bellissime sfumature tra il violetto e il rubino, con un tannino setoso e delicatissimo. Il dolcetto non è quindi solo il vino per tutti i giorni. L'Italia lo sta infatti valorizzando in tutte le sue sfaccettature, che riportano nel calice una varietà territoriale non meno interessante del nebbiolo.

Al Dolcetto d'Alba, fresco e carezzevole nella sua inconfondibile eleganza, risponde il Dogliani, un prodotto capace di arrivare a incredibili livelli di potenza e longevità. Al Dolcetto di Diano d'Alba, terso e delicato, risponde il Dolcetto di Ovada, verso l'Alessandrino, opulento e rotondo specie nelle grandi selezioni. Nettamente dominante in basso Piemonte, ce n'è anche in Liguria, con la versione montanara e croccante dell'Ormeasco di Pornassio, anche rosata. Quanto all'affinamento, ai dolcetti d'annata, beverini e romantici, rispondono i dolcetti che fanno tesoro di una sapientissima evoluzione in legno, come l'eccezionale tradizione delle aziende del territorio sa regalare.

Il dolcetto deve il suo nome forse alla dolcezza dell’uva matura (dovuta in parte anche alla relativamente bassa acidità), o secondo un’altra teoria al termine piemontese dosset, ossia una collina non particolarmente alta. Il vino prodotto con uve dolcetto è stato per secoli uno dei protagonisti della vita contadina piemontese e uno dei principali oggetti di scambio con la Liguria, da cui oltre l’olio e il sale, si importavano le acciughe, l’ingrediente principale di uno dei piatti tipici più famosi del Piemonte, la bagna caöda. Nonostante ciò, notizie certe sul dolcetto si hanno solo a partire dal XVIII secolo. Il Dolcetto d’Alba ha ottenuto la DOC nel 1974.

Veniamo dunque alle Langhe, che sono la culla magica e iconica del Dolcetto d’Alba. Le colline vitate del Piemonte meridionale, soprattutto quelle di origine miocenica (era terziaria) poste alla destra del fiume Tanaro, da secoli accolgono la vite di dolcetto, che sugli stessi pendii ha tratto la propria origine. Ma ciò che è più forte ancora è il legame, quasi atavico, che si è radicato tra il vino dolcetto e la gente che popola le “sue” colline. È uno dei vitigni più tipici e diffusi del Piemonte. Tracce della presenza di questo vino risalgono al periodo medioevale quando veniva presumibilmente impiegato in scambi commerciali con la Liguria.

L’area di produzione del Dolcetto d’Alba si divide in due fasce principali, che sono i territori verso la zona del Barolo, atti a regalare un dolcetto più austero e di struttura, e quelli che partono da Alba per salire verso la Valle Belbo, dove la struttura geologica origina dolcetti più fini e leggeri. Il comprensorio è piuttosto vasto, dato che comprende, in pratica, tutto l’areale occupato dalle grandi denominazioni delle Langhe; pur nella variabilità dei suoli, dunque, il disciplinare stesso prescrive che per la produzione del Dolcetto d’Alba bisogna ricorrere ai terreni argillosi, calcarei e silicei di collocazione collinare, con esclusione dei terreni di fondovalle, umidi, pianeggianti e non sufficientemente soleggiati.

Il Consorzio di Tutela dei vini della Langhe ha avviato un lavoro di zonazione per valorizzare aree diverse particolarmente prestigiose che negli ultimi anni stanno avendo successo sulle etichette delle principali aziende: segno che anche il dolcetto può avere i suoi cru, al di là di quanto le denominazioni più prestigiose, come Dogliani, già dimostrino.

Il Dolcetto d’Alba ribadisce i caratteri della fragranza e della gioventù un colore rubino e violetto, un profumo fresco e decisamente fruttato, un sapore totalmente secco, pieno e armonico che si completa in un piacevole retrogusto di mandorla amara. Il Dolcetto d'Alba si abbina a tutto pasto con menù della cucina di terra; è quindi ottimo con salumi e affettati, agnolotti di carne e piatti di selvaggina.

Tra le cantine che producono il Dolcetto d'alba si citano: Prunotto, Enzo Boglietti, G.D.Vajra, Renato Ratti e Ferdinando Principiano.