Vino di Barolo DOCG
E che cos'è, a sua volta, il Barolo, se non un aroma degli anni perduti e ritrovati, una quintessenza del Tempo? In ogni caso, è qualcosa di più di un vino. (Mario Soldati)
Barolo DOCG
E che cos'è, a sua volta, il Barolo, se non un aroma degli anni perduti e ritrovati, una quintessenza del Tempo? In ogni caso, è qualcosa di più di un vino. (Mario Soldati)
La storia del Barolo coincide con uno dei momenti più nobili della storia d'Italia. È infatti negli anni dell'unificazione del Paese che questo rosso ampio e infinito delle Langhe diventa un portabandiera della qualità del prodotto italiano. Ed è dal 2014 che rappresenta, con la nocciola, il marrone e il tartufo bianco, la punta di diamante di un territorio eletto Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco.
Le morbide colline a sud del Tanaro custodiscono, nei loro versanti sudoccidentali, uno scrigno di suoli compatti e rigidi, in cui i filari di Nebbiolo meglio esposti faticano a trovare risorse e sostanze, regalando ai pochi grappoli una concentrazione e un'intensità uniche al mondo. Almeno tre anni di affinamento in grandi botti, ma anche in barrique secondo i produttori più innovativi, donano un nettare tenue e granato alla vista, al naso ampissimo dalla confettura allo smalto, in bocca impareggiabile per nerbo, struttura, tannino e lunghezza.
Circoscritta e preziosissima, la regione del Barolo si divide in due grandi aree. Una, occidentale, da Barolo verso La Morra, dà vini di maggiore opulenza, pieni, abbastanza morbidi e relativamente godibili in gioventù. L'altra, orientale, incentrata a Serralunga d'Alba, insiste su suoli più nobili e compatti, e regala vini dal tannino austero e di eccezionale verticalità, tutti da attendere, di longevità straordinaria e finezza sensazionale. Lì Cannubi, qui Francia, Lazzarito, Cerretta, Vigna Rionda...: nomi che eternano la classicità di un mito.
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