Vino di Emilia-Romagna
Regione italiana che ha fatto della gastronomia e dell’accoglienza un vero e proprio marchio di fabbrica dal Prosciutto di Parma al tortellino, l’Emilia-Romagna rappresenta la splendida convivenza di due anime, quella emiliana e quella romagnola, in una compagine unita e solare. Due anime anche vinicole, se si considera che, sulle generali, l’Emilia fa vini frizzanti e la Romagna fermi. Quanto ai suoli, è presto detto: i vigneti insistono su pianure alluvionali nella bassa, su ciottoli arenarici nella bassa collina, su marne e argille nell’alta collina. Il clima, prevalentemente continentale, è tuttavia ben aerato sui colli e pende verso il mediterraneo in Romagna.</p>
Venturini Baldini Lambrusco Secco Marchese Manodori
BIO
Paltrinieri Lambrusco di Sorbara Radice 2021
Fattoria Zerbina Albana Passito Scaccomatto 2022 (0,37 L)
Fattoria Zerbina Albana Passito Riserva AR 2018 (0,37 L)
Paltrinieri Lambrusco di Sorbara Leclisse 2020
Cleto Chiarli Lambrusco Ancestrale Fondatore 2020
Medici Ermete Grasparossa Dolce Bocciolo 2022
Emilia-Romagna
Regione italiana che ha fatto della gastronomia e dell’accoglienza un vero e proprio marchio di fabbrica dal Prosciutto di Parma al tortellino, l’Emilia-Romagna rappresenta la splendida convivenza di due anime, quella emiliana e quella romagnola, in una compagine unita e solare. Due anime anche vinicole, se si considera che, sulle generali, l’Emilia fa vini frizzanti e la Romagna fermi. Quanto ai suoli, è presto detto: i vigneti insistono su pianure alluvionali nella bassa, su ciottoli arenarici nella bassa collina, su marne e argille nell’alta collina. Il clima, prevalentemente continentale, è tuttavia ben aerato sui colli e pende verso il mediterraneo in Romagna.</p>
<p>Nel Piacentino, i vini sono analoghi al confinante Oltrepò Pavese, anche se parzialmente diversi sono i vitigni. Il rosso più noto della DOC Colli Piacentini è il Gutturnio, fermo o frizzante, a volte in riserva, comunque da uve barbera e croatina. Esprime talvolta velleità di invecchiamento, con note speziate e tostate che denunciano, insieme alla struttura più articolata, un affinamento in legno. L’uva bianca più rappresentativa è l’ortrugo, che dà un vino semplice e fragrante, quasi sempre frizzante. Ancora più tipica è la malvasia di Candia aromatica, uva che si apprezza in purezza oppure, sempre frizzante, in blend con l’ortrugo per una piacevolissima carica di brio e aromaticità: è il caso del Monterosso Val d’Arda e del Trebbianino Val Trebbia. Verso le alture piacentine, su suoli ricchi di scheletro, è interessante anche la produzione del Vin Santo di Vigoleno, molto ossidativo, da uve santa maria e melara.</p>
<p>La provincia di Piacenza è inoltre uno dei poli italiani più importanti per la produzione di vini naturali. Si tratta di rossi da uve barbera, bianchi da uve del territorio o dolci passiti in genere da malvasia di Candia aromatica, e non di rado di vini frizzanti prodotti con metodo ancestrale.</p>
<p>Le province di Modena e Reggio Emilia, note per il Parmigiano Reggiano e per l’Aceto Balsamico Tradizionale, sono anche la madrepatria del lambrusco. O, meglio, dei lambruschi, perché questo rosso frizzante brioso e divertente esprime in realtà almeno sette diverse varietà. Le più importanti, che nel Modenese costituiscono tre DOC indipendenti, sono il lambrusco salamino di Santa Croce, leggero, semplice e fruttato, generalmente rosato e tipico della pianura, il lambrusco di Sorbara, di bassa collina, floreale, roseo e di un bel rubino deciso benché purpureo, e il lambrusco grasparossa di Castelvetro, tipico in altura, più profondo, strutturato, intenso e complesso. I lambruschi possono essere vinificati frizzanti o spumanti, comunque in metodo Charmat (raramente a metodo classico o ancestrale), secchi o leggermente amabili, rossi o rosati. Nel Reggiano, diversamente dal Modenese, si produce per tradizione un unico lambrusco dall’uvaggio delle varietà che l’altra provincia storicamente distingue.</p>
<p>La zona campestre di Bologna presenta un panorama ampelografico differente. La DOC Colli Bolognesi, su suoli già più vocati a vini rossi, si presta molto bene alla produzione di internazionali come il cabernet sauvignon, piacevolmente erbaceo e croccante. L’uva più rappresentativa della zona è però bianca, ed è il pignoletto, tutelato dalla DOCG Colli Bolognesi Classico Pignoletto. Un tempo considerato buono solo per vini frizzanti da pasto, oggi il pignoletto è stato rivalutato come vino da affinamento sui lieviti, capace di esprimere una profonda mineralità, una pregevole struttura e una discreta longevità, anche spumante.</p>
<p>La costa adriatica della Romagna è prevalentemente sabbiosa e, appena a sud del Delta del Po, regala i più noti e apprezzati vin de sable italiani. Vini spesso vivaci, di poca struttura e ottima beva, perfetti per sposare il piatto tipico della zona, cioè l’anguilla. È tipica, qui, la fortana, un’uva rossa che dà vini aciduli, salmastri, tesi, fruttati, tutelata in particolare dalla DOC Bosco Eliceo, teatro di alcune viti a piede franco.</p>
<p>I suoli della miglior Romagna, però, si trovano lungo l’asse tra Bologna, Forlì e Cesena, verso i colli dell’entroterra, che seguono l’Appennino disegnando un terroir calcareo-argilloso perfetto per grandi rossi. E infatti il vitigno più importante della DOC Romagna è sua maestà il sangiovese, gradevole anche da giovane, ma, in alcuni cru come Predappio, in grado di non far rimpiangere i fratelli maggiori toscani per complessità, profondità e longevità. Anzi, la tannicità in genere meno aggressiva e la mineralità del tutto integrata rendono il sangiovese romagnolo altrettanto vocato all’affinamento, tanto che le riserve di questo vino ottengono stabilmente invidiabili riconoscimenti internazionali.</p>
<p>Buona ventilazione, belle escursioni termiche giornaliere, contenuta umidità mattutina e splendide esposizioni pomeridiane fanno della Romagna una delle zone italiane più vocate alla produzione di vini da muffa nobile. In questo caso, il grande vitigno protagonista è l’albana, conosciuta fin dall’alto Medioevo come un’eccellenza del territorio e oggi tutelata dalla DOCG Romagna Albana. Fresca, intensa e strutturata, l’albana si vinifica anche come ottimo bianco secco e come piacevole spumante, ma, da uve attaccate dalla botrytis cinerea, scaturisce un nettare eccezionale per complessità e persistenza, che, nelle migliori annate, conserva un’acidità e una speziatura che richiamano come pochi altri vini al mondo il mito di Tokaji. Vini semplici in Romagna? Non mancano: ci sono il Pagadebit, un bombino bianco, cioè trebbiano, molto produttivo (da qui il nome), semplice e delicato, e la Cagnina, un terrano che dà un vino rosso vivace vinoso e leggero.