Paese di destinazione:
Italia
Lingua
CARRELLO
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Vignale di Cecilia

Vignale di Cecilia

L’azienda: storia, vigneti, stile Il Vignale di Cecilia è dal 1998 la creatura di Paolo Brunello, un vignaiolo che, senza troppi fronzoli e con una buona dose di autoironia, si definisce a...

Anno di fondazione1998
EnologoPaolo Brunello
Vigneto proprio:12 / ha
Produzione annuale50.000 bottiglie
Paese
Regioni
Uve

Vino di Vignale di Cecilia

5 prodotti
Esaurito

11,50

Esaurito

21,00

Esaurito

13,90

Esaurito

15,40

Esaurito

11,90

/ bott. 1 L

Vignale di Cecilia

L’azienda: storia, vigneti, stile

Il Vignale di Cecilia è dal 1998 la creatura di Paolo Brunello, un vignaiolo che, senza troppi fronzoli e con una buona dose di autoironia, si definisce a ragione un artigiano della vite. Vini, dice Paolo, innovativi nel gusto ma tradizionali nella tecnica, impersonando alla perfezione l’osmosi fra storia e modernità che è tipica dei Colli Euganei, comprensorio vulcanico in cui l’uva internazionale è di casa, ma il saper fare dei vignaioli del posto altrettanto.

Il nonno di Paolo era vignaiolo, e da quell’esperienza nasce il Vignale di Cecilia, a Baone, proprio alle pendici del monte omonimo, che negli Euganei è garanzia di schietta componente vulcanica dei suoli. Il clima è mitigato dalla vicinanza del mare e il suolo è calcareo e vulcanico, unico in Europa, soprattutto considerando che la zona è vocatissima ai vitigni bordolesi, in particolare al merlot e al cabernet sauvignon.

Quello di Paolo è un viaggio per certi versi pionieristico e artistico, certamente sperimentale, anzi quasi rivoluzionario se non altro per la formula esclusiva ma popolare con cui conduce, in modo assolutamente diretto dalla vigna alla promozione, la sua azienda e le sue sole 50000 bottiglie annue. Che, cosa da sottolineare mille volte, per decisione aziendale vengono sempre immesse sul mercato con il giusto rapporto qualità-prezzo, punto di cui Paolo è un convinto assertore.

Fin dall’inizio, quando l’azienda era limitata a quattro ettari (ora sono circa dodici) e Paolo era fresco da una precedente esperienza di violoncellista, le etichette del Vignale di Cecilia escono dalla cantina nel pieno rispetto dell’ecosostenibilità. In cantina, di più, Paolo è prevalentemente preoccupato di non alterare quanto la vigna ha donato, pur nella complessità di alcune annate: evita quindi estrazioni spinte e privilegia il cemento, riducendo l’utilizzo del legno, cui tuttavia ricorre con grande maestria, lasciando decisamente sullo sfondo note vanigliate e preservando tutta la mineralità e la verticalità dei Colli Euganei.

Selezioni manuali in vigna, giusto tempo alle macerazioni, pazienti follature, affinamenti lunghi se necessario, poche o nulle filtrazioni sono gli ingredienti dei suoi vini, schietti e sinceri a immagine e somiglianza del vignaiolo. Del resto, prima ancora che alle certificazioni biologiche, Paolo attende con cura al territorio, che sa ascoltare come pochi, da autentico figlio di questi meravigliosi ed evocativi colli vulcanici.

I vigneti del Vignale di Cecilia, nell’estremo lembo meridionale dei Colli Euganei, generalmente ritenuto molto vocato ai rossi ma anche a bianchi di nerbo e carattere, sono dislocati sotto il monte Cecilia a Baone. Si tratta di appezzamenti molto piccoli e diversificati, che rispecchiano la varietà pedoclimatica dei Colli Euganei, dal monte Fasolo a Val di Spin fino alle Tavole. Le vigne che poggiano su suoli vulcanici con prevalenti inserti argillosi sono dedicate a merlot, cabernet sauvignon, barbera, mentre, laddove prevalgono gli inserti calcarei, i filari sono popolati da moscato e garganega.

Pochi clienti, poche bottiglie, stile nitido e senza compromessi, che non intende certo piacere a tutti: sono questi i sani principi di Paolo Brunello, che animano una viticoltura libera, pulita, che ha come unico faro il rispetto della materia prima.

I vini

Al vertice della produzione aziendale si colloca il Passacaglia, un rosso da uve 60% merlot, 35% cabernet sauvignon e 5% barbera, salvo variazioni decise annualmente dal produttore. Circa duemila bottiglie all’anno per il primo vino dello “chateau” Vignale di Cecilia, eppure un rapporto qualità-prezzo sensazionale. Rubino luminoso ma carico, Passacaglia è un bordolese di rara eleganza e leggiadria, certo non scevro da un minimo di opulenza, ma fine e cesellato in ogni dettaglio. Rosa e viola, al naso, cedono presto alle confetture di cassis e di frutti di bosco, all’amarena, alla prugna sciroppata, e poi ancora agli sbuffi balsamici, tostati, speziati, che evocano il rabarbaro, la terra, e finalmente il ferro.

Ottenuto vinificando in tini di legno uve perfettamente mature, con lunghe macerazioni e interventi manuali di follatura, Passacaglia affina poi in barrique esauste per 12 mesi, per poi concludere con un lungo affinamento in bottiglia. Eppure, il suo sorso conserva freschezza e mineralità in abbondanza, con un tannino setoso ma serrato e, nel lunghissimo finale, una scia amaricante di grafite che lo rende persino di ottima beva. Un vino di classe straordinaria, da provare con selvaggina in salmì o in salsa di mirtilli.

L’altro grande rosso del territorio è il Covolo, che è il Colli Euganei DOC del Vignale. E qui il rapporto qualità prezzo, da sensazionale, diventa incredibile. Da uve merlot e cabernet sauvignon, Covolo è vinificato e affinato in cemento vetrificato, per preservarne fragranza aromatica e croccantezza al sorso. È un vino piacevole ed emozionale al tempo stesso, che esprime perfettamente il giusto connubio tra la nota vegetale classica delle uve e la rotondità fruttata e intrigante del territorio, innervata di una sorprendente mineralità. È il rosso che in modo più immediato rappresenta il terroir dei Colli Euganei e la filosofia produttiva di Paolo.

All’intelligente sperimentazione del Vignale appartengono le altre splendide etichette aziendali. Sul fronte rossi, c’è El Moro, un carmenere in purezza che esprime frutto, note erbacee e tostatura al naso per schiudersi in un sorso dilagante ma cesellato, dal tannino fitto ma garbato che si sviluppa su un trama fresco-sapida di eccezionale tipicità.

Tra i bianchi, spicca il giovane Benavides, che è un assemblaggio di moscato e garganega particolarmente sapido e snello, che riceve buon corpo e intrigante profondità da una breve macerazione sulle bucce e dalla fermentazione spontanea. Al naso rivela un bouquet esplicito, che evoca la pietra focaia, le erbe aromatiche e il frutto esotico, preannunciando l’esuberante sapidità del sorso, a tratti salmastra, e la sua energica freschezza. Tipico, quasi marino, da suoli calcarei, anche il Cocai, da uve friulano in purezza, è vinificato con fermentazione spontanea ed esprime un sorso ricco, completo e dinamico, di grande corpo e sapidità, complice anche un paziente affinamento in acciaio sui lieviti.

Nel capitolo sperimentazione ricadono il Val di Spin, una bollicina a metodo ancestrale a base di glera e garganega, che valorizza il frutto della prima e la verticalità della seconda, e il Folìa, da uve moscato vendemmiate tardivamente, che è un bianco abboccato di eccezionale eleganza e pulizia: perfetto per gli amanti degli abbinamenti insoliti ed eccellente per chi ama regalarsi ogni tanto qualche stilla di dolcezza, ma senza esagerare con il residuo zuccherino. Menzione finale per il Poldo: un blend di friulano, moscato e garganega servito esclusivamente nel formato da 1 litro, il che la dice lunga sulla sua spensierata bevibilità.