Palmento Costanzo
La cantina moderna è stata costruita per ampliare la produzione di Palmento Costanzo rispetto al palmento storico, finemente restaurato, che dà il nome all'azienda. È stata realizzata...
Anno di fondazione | 2011 |
Enologo | Nicola Centonze |
Vigneto proprio: | 18 / ha |
Produzione annuale | 75.000 bottiglie |
Paese | |
Regioni | |
Uve |
Vino di Palmento Costanzo
Palmento Costanzo
La cantina moderna è stata costruita per ampliare la produzione di Palmento Costanzo rispetto al palmento storico, finemente restaurato, che dà il nome all'azienda. È stata realizzata secondo i principi della bioarchitettura. Ha un taglio più regolare dell’antico Palmento e viene illuminata da un’intera parete costituita da grandi finestre.
Inoltre, grazie a delle aperture praticate in alto, in corrispondenza della terrazza che si affaccia sui vigneti, la cantina è illuminata da cinque coni che convogliano al suo interno luce, limitando la necessità di corrente elettrica per l’illuminazione, soltanto alle fasi più buie della giornata.
Le sue spesse mura di pietra lavica ne garantiscono un isolamento termico ottimale che protegge i vini dagli sbalzi termici, assicurando una temperatura fresca anche in estate. Queste caratteristiche, insieme al termolabirinto che la percorre al di sotto del pavimento, ci consente di ottimizzare l’impatto ambientale energetico.
Palmento Costanzo si trova in Contrada Santo Spirito, nel borgo di Passopisciaro, versante Nord dell’Etna, ma possiede vigneti anche in Contrada Feudo di Mezzo e Contrada Cavaliere. Il territorio vitivinicolo Etneo si identifica in Contrade, circoscritte aree geografiche che si differenziano una dall’altra per uno specifico microclima, organicità del suolo, esposizione al sole e ai venti.
In queste Contrade, Palmento Costanzo coltiva circa diciotto ettari di vigneti seguendo i principi dell’agricoltura biologica nel più grande rispetto delle tradizioni. Oltre cento terrazzamenti, con muretti a secco in pietra lavica, custodiscono i vigneti coltivati ad alberello, che risalgono le pendici del vulcano dai 600 ai 800 metri di altitudine: tutte le viti, anche con più di un secolo di età, sono sostenute da pali di castagno. Le varietà coltivate sono le autoctone nerello mascalese, nerello cappuccio, carricante e catarratto.