- Località Le Prata 262, 53024 Montalcino (SI)
- 0577/846168
- tenuta@lepotazzine.it
- https://lepotazzine.com/
Le Potazzine
Convertitasi da pochi anni al biologico, la Tenuta Le Potazzine, fondata nel 1993 da Gigliola Giannetti, insiste su un vigneto storico in località Le Prata, a un’altitudine di ben 500 metri...
Anno di fondazione | 1993 |
Enologo | Paolo Salvi |
Vigneto proprio: | 4 / ha |
Produzione annuale | 32.000 bottiglie |
Paese | |
Regioni | |
Uve |
Vino di Le Potazzine
Le Potazzine Brunello di Montalcino 2016
Le Potazzine
Convertitasi da pochi anni al biologico, la Tenuta Le Potazzine, fondata nel 1993 da Gigliola Giannetti, insiste su un vigneto storico in località Le Prata, a un’altitudine di ben 500 metri sul livello del mare. La sfida di un Brunello d’altura, oggi che l’azienda è tra le più performanti nel comprensorio, appare decisamente vinta. Il terreno è ricco di ferro e galestro, con ciottoli alluvionali che contribuiscono, con l’altitudine, a conferire finezza, carattere e verticalità al Sangiovese.
In azienda si coltiva solo Sangiovese, seimila piante per ettaro, con rese molto basse (circa un chilo per pianta). Le uve sono qualitativamente superiori, con frutti che posseggono grandi concentrazioni di estratti, e preludono ad un vino molto longevo e con un grande carattere. La coltivazione e la raccolta si effettuano completamente a mano per controllare l’integrità di ogni grappolo, attendendo coraggiosamente la completa e perfetta maturazione.
Questa zona è molto ventilata e ci sono grandi escursioni termiche tra il giorno e la notte, condizioni ideali per ottenere un ottimo vino. I metodi in cantina sono rigorosamente tradizionali. Le fermentazioni, che durano più di un mese, sono spontanee e avvengono grazie ai lieviti indigeni e a temperature non controllate. Le macerazioni sono lunghe e il vino si affina in botti di media grandezza da 30 e 50 ettolitri di rovere di slavonia, come impone la tradizione.
Il nome dell’azienda “Le Potazzine” è il nomignolo con il quale la nonna materna chiamava affettuosamente le sue nipotine Viola e Sofia. I montalcinesi usano chiamare “Potazzine” le cinciallegre. Nel tempo Gigliola si è guadagnata il soprannome di “autoctona talebana”, proprio per la caparbietà con cui ha portato avanti la sua idea di fare vino, libera dalle tendenze imperanti. Il suo amore per il territorio e per quel Sangiovese dagli acini grandi, vinificato secondo la tradizione, ha dato vita al suo Brunello.
Un Brunello dal naso ampio, sfaccettato, materico ma elegantissimo, dal sorso perfettamente equilibrato, di dinamica acidità e tannino scattante. Sapido, minerale e verticale, è un Brunello dalle lunghissime prospettive di affinamento, esemplare e indimenticabile nella complessità e nella persistenza. Fresco, di beva, balsamico, ma anche di buon succo, il Rosso di Montalcino riecheggia l’eccellente livello espressivo del Brunello, forte e carico di ben 12 mesi di affinamento in legno.