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Fattoria Alois
Una famiglia storica del territorio, dedita alla seta d’arte di San Leucio. Un’identità vinicola fortissima e fortemente recuperata. Ecco gli ingredienti dell’avventura degli Alois, alta Campania, in...
Anno di fondazione | 1992 |
Enologo | Carmine Valentino |
Produzione annuale | 160.000 bottiglie |
Paese | |
Regioni | |
Uve |
Vino di Fattoria Alois
Alois Terre del Volturno Rosso Settimo 2014
Fattoria Alois
Una famiglia storica del territorio, dedita alla seta d’arte di San Leucio. Un’identità vinicola fortissima e fortemente recuperata. Ecco gli ingredienti dell’avventura degli Alois, alta Campania, in quella provincia di Caserta che è la patria, oltre di mozzarelle da antologia, di antichi vitigni da riscoprire. Dalle pendici dei Monti Caiatini, in una casa rurale borbonica, la famiglia Alois ha guardato al comprensorio di Pontelatone, ma anche all’intero territorio vulcanico collinare del Matese e di Roccamonfina, come a un patrimonio vitivinicolo senza fine.
Il principio è semplice: fermi restando i grandi classici campani, dal Fiano al Greco, dalla Falanghina all’Aglianico, valorizzare almassimo livello gli autoctoni casertani in purezza. Pontelatone, centro nevralgico del vino locale, è la patria del Casavecchia. Un vitigno rosso di struttura possente e nerbo un po’ rustico, che il sapiente uso del rovere esalta in una trama graffiante, di grande ma armonica acidità. E il longevissimo Trebulanum, non a caso, è il grande vino di famiglia.
Se Alois è una rivelazione, la rivelazione della rivelazione sono stati, nell’enomondo più recente che se n’è tardivamente accorto, i Pallagrello. Il bianco è un mediterraneo e mineralissimo Caiatì, inebriante per gessosità e speziatura al naso. Un campione anche al sorso, fresco e suadente, con un tocco di legno che ne arricchisce il carattere. Il nero, Cunto, è il vero fuoriclasse. La dimostrazione che ogni materia grezza della natura può diventare magistrale se le mani che la governano sono capaci. Vigoroso e strutturato, morbido, intrigante, dopo un anno di barrique si fa attendere ma convince sia il degustatore austero, amante della rusticità minerale e originale dell’autoctono, sia l’internazionale, appassionato della suadenza del vino affinato.