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Elisabetta Foradori
Entrata a diciannove anni nell'Azienda fondata nel 1939 dal nonno, Elisabetta Foradori, quattro figli di cui tre al suo fianco in cantina, a trentacinque anni di distanza è riconosciuta come la Signora...
Anno di fondazione | 1939 |
Enologo | Elisabetta Foradori |
Vigneto proprio: | 12 / ha |
Produzione annuale | 160.000 bottiglie |
Paese | |
Regioni | |
Uve |
Vino di Elisabetta Foradori
Foradori Fontanasanta Manzoni Bianco 2023
BIO
Foradori Teroldego Sgarzon 2022
BIO
Foradori Teroldego Sgarzon Cilindrica 2016
BIO
Foradori Fontanasanta Nosiola 2020
BIO
Foradori Teroldego Morei Cilindrica 2016
BIO
Foradori Fuoripista Pinot Grigio 2022
BIO
Elisabetta Foradori
Entrata a diciannove anni nell'Azienda fondata nel 1939 dal nonno, Elisabetta Foradori, quattro figli di cui tre al suo fianco in cantina, a trentacinque anni di distanza è riconosciuta come la Signora del Teroldego, autentica e principale custode del proprio territorio. È lei stessa, d'altronde, che in una bellissima intervista al quotidiano italiano “La Repubblica”, ha voluto definirsi così, tratteggiando la propria storia di viticoltrice, enologa, imprenditrice e grande comunicatrice del territorio con cui vive in simbiosi: quella magica piana rotaliana che regala, grazie al terroir minerale di origine alluvionale e alle esposizioni soleggiate dei colli dolomitici, un vino di carattere sottile e straordinariamente elegante.
”Oro del Tirolo” secondo l'etimologia più accreditata, il Teroldego è riletto da Elisabetta Foradori al filtro della filosofia steineriana. Il vigneto è, infatti, a conduzione biodinamica, nel rispetto di una concezione universale dell'ecosistema, che coinvolge non solo la vite, ma tutte le piante e anche gli esseri che lo popolano, uomo compreso. La biodinamica, a casa Foradori, non è però un punto d'arrivo, ma di partenza. Partenza verso la moltiplicazione delle colture, e anche verso la collaborazione con produttori attivi sul territorio in altri settori dell'agroalimentare, come il caseario. Un'Azienda, dunque, in continuo cammino, produttivo e generazionale, a partire dalla conversione, ormai quasi completa, alle macerazioni in anfora in luogo dell'acciaio, e naturalmente dalla rinuncia a lieviti selezionati, chiarifiche e filtrazioni di sorta.
La gamma di Elisabetta Foradori, ormai riconosciuta pienamente a livello internazionale, non necessita di grandi presentazioni. Il grande vino è certamente il Granato, 15 mesi di rovere grande e 20 in bottiglia, nel gotha enologico italiano, un Teroldego sostenibile e autorevole, espressione fra le più alte e autentiche del vitigno, forte di una sicura longevità. Strutturato, ampio, opulento, è il Teroldego Morei, tra i cru più rappresentativi della Piana. Più rustico e verace, e in questo caratteristico, il Teroldego Sgarzon, vinificato interamente in terracotta, fruttato e mentolato, fresco, sapido, verticale e succoso. Lungo e vivace anche il Foradori, il Teroldego più pronto e conviviale della gamma.
Sul fronte bianchista, l'eccellenza dei cru dolomitici bacia il classico Fontanasanta, un Manzoni spettacolare per struttura e complessità olfattiva, tropicale, confetturata, dall'incredibile potenziale di affinamento. E poi il Fuoripista, il Pinot Grigio di casa, macerato sulle bucce in anfora, ramato, al naso floreale e speziato, al palato tanto fresco e sapido quanto rotondo e sontuoso. Da provare la Nosiola Fontanasanta, il più autentico bianco autoctono trentino, che nell'interpretazione di Elisabetta Foradori sosta 8 mesi in anfora sulle bucce e poi in botti di acacia e rovere per altri due: un orange deciso e convinto, estremamente elegante, ma smussato, garbato, varietale.