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Cascina Piano
La Rocca di Angera, che domina la sponda varesina del Lago Maggiore, è uno dei monumenti più significativi della Lombardia. Di origine medievale, è uno dei forti meglio conservati e più monumentali,...
Anno di fondazione | 2003 |
Vigneto proprio: | 3 / ha |
Produzione annuale | 23.000 bottiglie |
Paese | |
Regioni | |
Uve |
Vino di Cascina Piano
Cascina Piano Ronchi Varesini Rosso Sebuino 2018
Cascina Piano Malvasia Muffato Mott Carè (0,37 L)
Cascina Piano
La Rocca di Angera, che domina la sponda varesina del Lago Maggiore, è uno dei monumenti più significativi della Lombardia. Di origine medievale, è uno dei forti meglio conservati e più monumentali, anche per le decorazioni interne, di tutta la regione. Era, ed è, proprietà della famiglia Borromeo, casato aristocratico milanese che ha dato i natali a personalità del livello di San Carlo e del cardinal Federico. A parte il lato storico-culturale, pochi ricordano che tutta la sponda varesina del Lago Maggiore era quasi completamente vitata fino a poco più di un secolo fa, come l’intera provincia di Varese, se si considera l’abbondante produzione di vino che interessava persino Saronno e Busto Arsizio. Oggi, dopo il graduale abbandono delle campagne, la superficie a vigneto supera a stento i dieci ettari, e gran parte di quest’operazione di recupero si deve all’azienda Cascina Piano.
Salire a Cascina Piano dalla Rocca di Angera è alquanto impervio, ma la fatica viene ripagata da una prospettiva tutta nuova ed emozionante sulla rocca stessa e sul suo territorio. Fondata nel 2003 dall’ex dirigente d’azienda Franco Berrini, l’azienda, inizialmente poco più che un passatempo amatoriale, ha in pochi anni ridato vita non solo a un antico cascinale di famiglia, ma anche a molti “ronchi”, cioè i caratteristici terrazzamenti su cui sono impiantati i vigneti. “Ronchi varesini” è il nome dell’indicazione geografica che, nel 2005, Berrini riesce a ottenere per identificare i vini del territorio oltre che della sua azienda.
Quella di Franco è una favola stupenda: in un territorio che non si riteneva più vocato ottiene non solo la IGT ma anche una valutazione molto positiva da parte dell’Università di Milano. Risultato? Le bottiglie vanno a ruba e arrivano persino riconoscimenti a livello nazionale sulle principali guide del settore. La tipicità ecosostenibile e una gamma ben variegata hanno fatto il resto. Le uve sono varie, segno di un recupero ancora sperimentale. Ma sono vinificate con risultati splendidi, oltre che secondo i più solidi principi dell’ecosostenibilità. Ci sono gli uvaggi dell’Oltrepò, con la Croatina, la Barbera, l’Uva Rara, cui si aggiungono il Merlot, la Vespolina e una straordinaria interpretazione del Nebbiolo – d’altronde, sull’altra sponda del lago, ci si ritrova di fatto in alto Piemonte. Tra i bianchi, spiccano lo Chardonnay e il locale Bussanello, oltre al Trebbiano. Le etichette sono molto curate e riportano vari affreschi della zona, a sottolineare il legame storico-culturale dell’azienda con il territorio.