Paese di destinazione:
Italia
Lingua
CARRELLO
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Angelo Gaja

Angelo Gaja

Angelo Gaja, oggi conosciuto anche come "il Re del Barbaresco", entrò nell' azienda di famiglia, fondata nel 1859 dal bisnonno Giovanni, nel 1961, terminati gli studi presso l' Istituto Enologico di...

Anno di fondazione1859
EnologoGuido Rivella
Vigneto proprio:92 / ha
Produzione annuale350.000 bottiglie
Paese
Regioni
Uve

Vino di Angelo Gaja

17 prodotti

73,90

Esaurito

235,00

Esaurito

36,60

/ bott. 0,5 L
Esaurito

270,00

Esaurito

49,50

Esaurito

201,00

Esaurito

550,00

Esaurito

265,00

Esaurito

36,60

/ bott. 0,5 L
Esaurito

36,60

/ bott. 0,5 L
Esaurito

90,00

/ bott. 0,37 L
Esaurito

38,00

/ bott. 0,5 L
Esaurito

550,00

Esaurito

34,90

/ bott. 0,5 L
Esaurito

550,00

Esaurito

34,90

/ bott. 0,5 L
Esaurito

80,00

Angelo Gaja

Angelo Gaja, oggi conosciuto anche come "il Re del Barbaresco", entrò nell' azienda di famiglia, fondata nel 1859 dal bisnonno Giovanni, nel 1961, terminati gli studi presso l' Istituto Enologico di Alba, l'Università di Montpellier e presso la Facoltà di Economia dell'Università di Torino.

In seguito a diversi viaggi in Francia, e superate diverse discussioni con il padre, Angelo Gaja riuscì nell'intento di introdurre e sviluppare alcune pratiche assolutamente rivoluzionarie nel contesto delle Langhe e della vinificazione del Nebbiolo nella fattispecie, quali ad esempio la fermentazione malolattica, l'utilizzo delle barriques francesi, la fermentazione a temperatura controllata e la coltivazione dei vitigni internazionali. Fin dal 1961 inoltre, egli iniziò i primi esperimenti di diradamento in vigna nonchè la vinificazione separata delle uve provenienti dai singoli appezzamenti: Sorí San Lorenzo, Sorí Tildin e Costa Russi.

Nel 1978 la vigna Darmagi, tradizionalmente coltivata a Nebbiolo, fu reimpiantata a Cabernet Sauvignon. Questa azione non fu dettata dalla passione di Angelo per il Cabernet Sauvignon, bensì dal desiderio di dimostrare al mondo il grande potenziale enologico italiano attraverso la produzione di un grande Cabernet affinato in barriques. Il caso della vigna Darmagi non fu il solo, seguirono infatti l'impianto di Chardonnay nella vigna Gaja & Rey ed anche di Sauvignon nella vigna Alteni di Brassica.

Una mosca bianca. Angelo Gaja è sempre stato considerato un modernista in una terra di tradizionalisti, quindi, come prevedibile, nei primi anni di attività non mancarono le critiche a lui rivolte; tuttavia, alcune precisazioni a questo proposito sono necessarie. A differenza di altri modernisti infatti, Angelo Gaja fa un uso estremamente moderato del legno nuovo; la macerazione dei rossi dura fino a 30 giorni, secondo tradizione ed in ultimo va ricordato che, sebbene i vini per il primo anno affinino in barriques nuove per un terzo, il processo di invecchiamento termina sempre in botti grandi di Slavonia o castagno, alcune delle quali hanno un'età compresa tra gli 80 ed i 120 anni.

Con l'annata 1996 Angelo Gaja deliberatamente declassificò i suoi vini DOCG Barbaresco e Barolo (ad eccezione di un'etichetta) alla DOC Langhe Rosso. Voci volevano che la decisione fosse stata presa per poter tagliare il Nebbiolo con uve internazionali. Gaja negò sempre, dichiarando al contrario che, tra le varie ragioni che l'avevano spinto a prendere tale decisione, c'era la volontà di essere libero di poter inserire nei propri vini una piccola percentuale di Barbera (tipicamente un 5-6%) a supportare l'acidità.

Ad oggi Anegelo Gaja, oltre alle proprietà a Barbaresco ed a Barolo, possiede vigneti a Montalcino (Pieve Santa Restituta) ed a Bolgheri (Ca' Marcanda); la sua reputazione è saldamente affermata ed egli è certamente considerato uno dei più grandi protagonisti del panorama enologico mondiale. Ricordiamo che nel 1985 Wine Spectator definì i vini di Gaja niente meno che "i migliori vini mai prodotti in Italia".

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